domenica 16 febbraio 2014

IL NUCLEO DELLA SCLEROSI MULTIPLA

Ritengo molto utile oggi rivedere un video pubblicato da Ccsvi Campania Onlus in cui vediamo il Prof Zamboni travolgere nel suo stesso campo un neurologo che non sa alla fine che obiettare. In questo breve spezzone la teoria dell'autoimmunità, così tanto sostenuta dalla neurologia prevalente senza alcuna dimostrazione scientifica, viene demolita da un medico vascolare. Anche se non sono un medico consentitemi due parole per spiegare meglio il video che andrete a vedere. L'oggetto è la ipoperfusione, cioè, una situazione di scarsa perfusione celebrale. Per perfusione cerebrale s’intende l’apporto di ossigeno e nutrienti alle cellule cerebrali attraverso il letto venoso/capillare, dove sono ottimizzati gli scambi fra sangue e tessuti provvedendo attraverso il flusso ematico  a fornire nutrienti fondamentali all'organo in questione. Nei malati di Sclerosi Multipla abbiamo una stragrande prevalenza di ipoperfusione rilevabile dalla risonanza magnetica. Zamboni dice che non c'è giustificazione tra spiegazione immunitaria e ipoperfusione che è una condizione vascolare. Una cellula che basa la sua possibilità di vita e di attività su una corretta perfusione è l'oligodendrocita che si trova lungo le fibre nervose, dove i suoi processi avvolgono gli assoni, formando la membrana mielinica quotidianamente. Una tale cellula ostacolata nel suo lavoro vuol dire arrestare la produzione di mielina. E sappiamo bene che il danno della Sclerosi Multipla è la distruzione della mielina (malattia demielinizzante). Non vado oltre su un terreno non mio, guardate con attenzione il video. 
Una riflessione però posso farla: ho veramente l'impressione che qui siamo nel nucleo della patogenesi della Sclerosi Multipla; il cervello, in sintesi, non può funzionare bene senza ossigeno e zucchero e questo si verifica quando abbiamo una ipopefusione. Il passo successivo di Zamboni avviene quando lui identifica questa situazione patologica in una insufficienza vascolare , la Ccsvi appunto che, come sappiamo, è caratterizzata da stenosi (restringimenti) delle vene giugulari interne e della vena azygos per cui il sangue non defluisce normalmente dal cervello verso il  cuore causando un nocivo deposito di sostanze. 
So che gli aficionados della Ccsvi sanno bene tutto questo, ma ritengo utile ogni tanto ripetere i concetti fondamentali anche per chi potesse  essersi appena affacciato a questa finestra. Forse siamo vicini a qualcosa di importante, un ulteriore step sulla via della comprensione reale di questa misteriosa malattia. Zamboni e il suo Team stanno studiando quotidianamente; come facciamo a non stare dalla loro parte al 100%? E quindi che cosa ci può interessare di ciò che dicono e fanno i vari infermieri della Ccsvi che scorrazzano in giro per l'Italia con i loro procuratori commerciali sbandierando l'applicazione del "metodo Zamboni"? Quale metodo? Quello di due anni fa, quello di un anno fa? La ricerca va avanti quotidianamente e con essa l'evoluzione della teoria e tecnica della scoperta di Zamboni. Sentiamo le sue parole in una intervista al Corriere della Salute «Qualcosa è sfuggito di mano. Ho pubblicato su riviste scientifiche i miei dati per corroborare le mie ipotesi, ma ci sono stati imprenditori che hanno cavalcato l'idea per fini commerciali e "pifferai magici" che hanno promesso guarigioni. Una ricerca neonata che era in incubatrice è stata trattata come un bambino capace di correre sulle proprie gambe, dando per scontato che non servissero conferme». E ancora (stessa fonte): «In passato ho condotto master di formazione: in un anno e mezzo ho insegnato le tecniche ad appena una cinquantina di medici, ma tanti che neanche conosco si fregiano di praticare il "metodo Zamboni". Che peraltro non esiste: io ho proposto una teoria medica, da verificare, che individua provvedimenti da attuare per risolvere un'insufficienza venosa, anch'essi tutti da sperimentare». 
Quindi rivediamo il video qui sotto e riflettiamo bene. 



Nessun commento:

Posta un commento