Nel secolo di Internet, non
sempre è valido il detto latino “scripta manent”: spesso scompaiono. Ma se c’è
qualche buontempone che ha il pallino dell’informatica (e siamo in tanti,
credeteci, in tanti), le parole scritte tornano ad una seconda e permanente
vita. Questo bisogna saperlo per evitare brutte figure. Ecco che oggi il
CeSMuV, Centro Regionale Specializzato per la Sclerosi Multipla del Veneto,
cancella un post pubblico, visibile e fruibile da tutti che aveva pubblicato qualche
giorno fa. Come mai? Sono pentiti di quello che scrivono? Da pazienti che
frequentano il centro vorremmo saperlo, in modo sereno e costruttivo. Ma
desideriamo saperlo qui. Si, perché si può anche parlare e confrontarsi dal
vivo come chiede di fare Cesmuv, mai avuto problemi, ma nella realtà della
dialettica noi non siamo medici e non riusciremmo a mantenere una discussione a
pari livello in tempo reale senza documentarci con dottori molto informati.
Invece le parole scritte rimangono. A volte no però, come è accaduto questa
volta. Il post cancellato decretava senza mezzi termini la morte della Ccsvi
nella Sm prendendo come ulteriore esempio i risultati di uno studio che deve
ancora essere pubblicato. Addirittura oggi ci consigliano di “di documentarsi,
in modo approfondito e completo. Consigliamo di leggere la più recente,
completa e dettagliata analisi della letteratura sull'argomento…” Eccola,
secondo loro:
lo studio Premise, svolto in due
fasi, ha ottenuto risultati positivi sul primo gruppo di pazienti trattati in
aperto, e negativi sul secondo gruppo che era in doppio cieco. Lo
sbandieramento di questi risultati negativi nel secondo gruppo era già stato
fatto notare in senso critico da Ashton Embry, Presidente di Direct MS (ente di
beneficenza che ha raccolto fondi per sostenere la ricerca di Buffalo sulla
CCSVI) il quale ricordava che la fase 2 dello studio Premise è stata un
fallimento, perché a coloro che sono stati sottoposti all'angioplastica non è
stata corretta la Ccsvi, e quindi senza una emodinamica corretta non si possono
confrontare risultati tra angioplastiche reali e simulate. I neurologi DN
Bourdette e JA Cohen approfondiscono soltanto la seconda fase e decretano la
morte della Ccsvi nella SM. Ma questo, nel post di Cesmuv non viene detto. Come
mai?
Per quanto riguarda lo studio di
Traboulsee te al, Lancet, 2014 tanto pubblicizzato per aver affossato la Ccsvi,
i risultati sono quantomeno dubbi: lo stesso Prof. Zamboni scrive una lettera,
ignorata da The Lancet per 11 mesi, in cui spiega che lo studio canadese ha dei
limiti metodologici che non permettono di distinguere tra soggetti normali e
soggetti con sclerosi multipla perché per valutare le persone hanno usato un
criterio mai pubblicato, in alternativa alla classica misurazione del diametro
nel segmento immediatamente precedente il punto più stretto. Hanno misurato la
stenosi su tutta la lunghezza della vena giugulare interna, confrontando il
diametro massimo con il punto più stretto. È stato dimostrato, dai risultati
anatomici sui normali, scrive Zamboni, come il diametro del bulbo giugulare
supera normalmente il 50% del diametro minimo della vena giugulare interna,
dimostrando chiaramente il motivo per cui i ricercatori canadesi non hanno
trovato differenze significative tra le persone con sclerosi multipla, i loro
fratelli e i controlli sani non imparentati. Che validità scientifica potrà
quindi avere questo studio? Come mai non lo dite nel vostro post?
Lo studio Rodger et al, PLoSOne
2013 che citate, trova 1 paziente su 100 positivo alla Ccsvi; caspita. Ma non
si dice che non viene utilizzato il protocollo ECD messo a punto da sette (7!)
società scientifiche internazionali nel 2011, che “si rileva l’assenza di
qualsiasi analisi in M-mode per indagare il criterio # 3, il modello ECD in M-mode
è indispensabile per individuare gli ostacoli endoluminali e le valvole mobili
e fisse, che rappresentano la maggioranza delle anomalie venose della CCSVI
(rif Nota di P.Zamboni a Plos One). Ci fidiamo totalmente di questo studio?
Ma soprattutto, per finire, come
ha già scritto Rasman ieri, sull’associazione tra CCSVI e SM, esistono tre meta-analisi che tengono in
considerazione in modo molto interessante tutti gli studi epidemiologici
comparabili fra loro condotti nel mondo (Laupacis, Cmaj 2011; Tsivgoulis Ther
Adv Neur Dis 2013; Brittany Vasc Endovasc Surg 2013). In breve, solo 6 su 19
studi negano tale associazione. Tutte le tre meta-analisi dimostrano una
significativa prevalenza di Ccsvi nella SM.
Questi sono fatti scientifici che
non abbiamo bisogno di cancellare, questo è documentarsi in modo approfondito e
completo. Quello che fa specie è che un profilo internet in un sito pubblico,
intestato ad un ente pubblico, al Centro Regionale Specializzato per la
Sclerosi Multipla del Veneto, non abbia il coraggio di sostenere pubblicamente
ciò che scrive. Come mai? Come mai “scripta volant”?
Paolo Destro
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