Per la serie,
cambia il contenitore ma i vizi restano gli stessi. In un noto forum del
settore, ripopolato nell’era post atomica che recentemente ha colpito alcuni su
Facebook, mi imbatto a leggere la notizia secondo cui il paziente Lee Chuckry, che
si era sottoposto ad un trattamento misto di Pta e staminali in una fantomatica
clinica Indiana, la “Clinica Ccsvi”, ha affermato che “i miei sintomi e la mia disabilità non sono mai stati peggio!” e
ancora che “la clinica (Indiana ) continua a sostenere che nessuno ha mai avuto
una ricaduta dopo essere stato sottoposto al loro trattamento. Forse, se
avessero seguito tutti i pazienti, i risultati riportati sarebbero molto diversi.
Non che conta davvero, perché i risultati non sono stati segnalati e il loro
cosiddetto studio è falso." Un
attimo, rallentiamo un pochino: innanzi tutto ciò che dice pomposamente questa
clinica mi ricorda qualcosa, o qualcuno, che dite?.....……inoltre sembra che gli
Indiani mescolino staminali, angioplastica chissà fatta come non sappiamo;
inoltre dicono che “le cellule staminali
iniettate per via endovenosa sarebbero state sufficienti a mantenere le vene
libere” (frase riportata da un altro paziente, David Summers): su quali
presupposti? Su quali studi o sperimentazioni? Quali pubblicazioni conseguenti?
Con che profilo di sicurezza? Ma stiamo scherzando o cosa? Intanto il povero Lee
Chuckry sta peggiorando drammaticamente. Bene, questa triste notizia viene
accompagnata dal seguente commento dell’amministratore del Forum: “Questo ci riporta al problema più ampio.
Spesso leggiamo di risultati esaltanti per quanto riguarda le percentuali di miglioramento
conseguenti a PTA. La domanda è : siamo certi che quelle percentuali tengano
conto di tutte le persone operate?”. Certo che no, sia in negativo che in
positivo purtroppo. Ma le percentuali che contano devono essere quelle
provenienti da studi controllati, e alcuni ce ne sono: che c’entra tutto questo
con la terapia di angioplastica delineata e messa a punto, costantemente e
progressivamente, anche ora si potrebbe dire, dal Prof Zamboni e il suo Team di
ricerca? Non si conoscono le procedure Indiane e vogliamo confrontare risultati
senza essere in grado di fare paragoni che possano avere una benchè minima
credibilità scientifica? Resto allibito. Ho scritto tutto questo per ricordarvi
invece che la procedura di angioplastica è tutt’ora oggetto di studio e di
sperimentazione; che è ritenuta ancora fondamentale anche se molti sembra
vogliano metterla frettolosamente e misteriosamente “in soffitta”; che le
staminali sono molto lontane dal poter dare una risposta e che forse non la
potranno dare se non si risolve prima il problema della ipoperfusione cerebrale
(vedi Paolo Zamboni, Cortina 2013 e altri) e che dobbiamo quantomeno diffidare di centri privati
non controllati dove i risultati da essi comunicati potrebbero subire
condizionamenti proprio per evidenziare il prestigio della struttura
licenziataria della sperimentazione stessa. Per ora, la “soffitta” lasciamola
ad altri.
Ps: ho espresso
il mio parere personale e mi aspetto di non ricevere i soliti insulti dai
soliti noti, grazie.
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