giovedì 22 maggio 2014

MA LA PTA VA MESSA “IN SOFFITTA”?

Per la serie, cambia il contenitore ma i vizi restano gli stessi. In un noto forum del settore, ripopolato nell’era post atomica che recentemente ha colpito alcuni su Facebook, mi imbatto a leggere la notizia secondo cui il paziente Lee Chuckry, che si era sottoposto ad un trattamento misto di Pta e staminali in una fantomatica clinica Indiana, la “Clinica Ccsvi”, ha affermato che “i miei sintomi e la mia disabilità non sono mai stati peggio!” e ancora  che “la clinica (Indiana ) continua a sostenere che nessuno ha mai avuto una ricaduta dopo essere stato sottoposto al loro trattamento. Forse, se avessero seguito tutti i pazienti, i risultati riportati sarebbero molto diversi. Non che conta davvero, perché i risultati non sono stati segnalati e il loro cosiddetto studio è falso."  Un attimo, rallentiamo un pochino: innanzi tutto ciò che dice pomposamente questa clinica mi ricorda qualcosa, o qualcuno, che dite?.....……inoltre sembra che gli Indiani mescolino staminali, angioplastica chissà fatta come non sappiamo; inoltre dicono che “le cellule staminali iniettate per via endovenosa sarebbero state sufficienti a mantenere le vene libere” (frase riportata da un altro paziente, David Summers): su quali presupposti? Su quali studi o sperimentazioni? Quali pubblicazioni conseguenti? Con che profilo di sicurezza? Ma stiamo scherzando o cosa? Intanto il povero Lee Chuckry sta peggiorando drammaticamente. Bene, questa triste notizia viene accompagnata dal seguente commento dell’amministratore del Forum: “Questo ci riporta al problema più ampio. Spesso leggiamo di risultati esaltanti per quanto riguarda le percentuali di miglioramento conseguenti a PTA. La domanda è : siamo certi che quelle percentuali tengano conto di tutte le persone operate?”. Certo che no, sia in negativo che in positivo purtroppo. Ma le percentuali che contano devono essere quelle provenienti da studi controllati, e alcuni ce ne sono: che c’entra tutto questo con la terapia di angioplastica delineata e messa a punto, costantemente e progressivamente, anche ora si potrebbe dire, dal Prof Zamboni e il suo Team di ricerca? Non si conoscono le procedure Indiane e vogliamo confrontare risultati senza essere in grado di fare paragoni che possano avere una benchè minima credibilità scientifica? Resto allibito. Ho scritto tutto questo per ricordarvi invece che la procedura di angioplastica è tutt’ora oggetto di studio e di sperimentazione; che è ritenuta ancora fondamentale anche se molti sembra vogliano metterla frettolosamente e misteriosamente “in soffitta”; che le staminali sono molto lontane dal poter dare una risposta e che forse non la potranno dare se non si risolve prima il problema della ipoperfusione cerebrale (vedi Paolo Zamboni, Cortina 2013 e altri)  e che dobbiamo quantomeno diffidare di centri privati non controllati dove i risultati da essi comunicati potrebbero subire condizionamenti proprio per evidenziare il prestigio della struttura licenziataria della sperimentazione stessa. Per ora, la “soffitta” lasciamola ad altri.
Ps: ho espresso il mio parere personale e mi aspetto di non ricevere i soliti insulti dai soliti noti, grazie.

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