Leggo la notizia riguardo
all'ultimo test di biologia molecolare eseguito a Brescia che permette di
ottenere informazioni sul rischio di peggioramento clinico dei pazienti con
sclerosi multipla in trattamento con interferone beta; con questo esame si cerca
insomma un biomarcatore di attività del farmaco. In caso di inattività, si
termina o si cambia terapia. Bene, utile. Riporto anche testualmente l'ultimo
capoverso dell'articolo: "Il costo dell’esame per il Sistema Sanitario è
così esiguo rispetto a quello della terapia con interferone beta che è stato
stimato, tramite un semplice modello matematico, che già il rilievo di perdita
di efficacia della terapia nel 10-15% dei pazienti, porterebbe a un risparmio
per la sanità pubblica decisamente superiore ai costi sostenuti per eseguire
l’esame." Però, bravi; considerando gli ultimi 4/5 anni credevo che la
matematica o la statistica non fosse di casa in ambito sanitario ministeriale.
Applichiamo un semplice modello matematico anche alla Ccsvi? Farei presente che
spingere l'utilizzo di una terapia (PTA) per trattare la Sclerosi Multipla, che
potrebbe avere successo anche nel 30/40% dei malati, forse porterebbe un
notevolissimo risparmio per la sanità pubblica considerando l'esiguo costo
dell'intervento, costo ben differente da quello applicato dalle cliniche
private (chi l'ha detto che tutti i medici interventisti devono girare in
Ferrari?). Sbaglio?
ARTICOLO DI "QUIBRESCIA.IT" SUL TEST DELL'INTERFERONE
Nessun commento:
Posta un commento