mercoledì 23 luglio 2014

LA SCIENZA VA DIFFUSA IN MODO GIUSTO

“La scienza va diffusa in modo giusto”. Ovvietà? Forse, ma come a volte accade, l’ovvietà racchiude la semplicità della verità. La frase è del Prof Zamboni ed è stata pronunciata nel convegno di Cortina di cui sotto vi anticipo un brevissimo significativo frammento (cliccate sul link). Aspettiamo la pubblicazione integrale dei video da parte della Fondazione Il Bene, sarà molto interessante per tutti. Ma non posso esimermi dal scrivere questo articolo adesso, perché in questi giorni leggo ancora molti commenti relativi allo studio “Ultrastructure of internal jugular vein defective valves: mancanza di cellule endoteliali negli ostacoli endoluminali della vena giugulare interna, un'ulteriore anomalia riscontrata in corso di Ccsvi” e su quanto sarebbe poi emerso dal convegno di Cortina. A mio giudizio si continua a travisare tutto. Parliamoci chiaro: l’aver strettamente legato la Ccsvi con la Sclerosi Multipla è il principale motivo per cui oggi stiamo discutendo di questo, per cui oggi ci sono diverse associazioni di pazienti che seguono questa patologia e, infine, per cui nel mondo si sta studiando e si studierà in futuro questa malattia. Se non ci fosse stato il richiamo della SM nemmeno ci saremmo accorti di questa patologia venosa. Certamente il rischio era conseguente, la reazione del mondo neurologico; rischio prevedibile ma necessario. Una ferita che non poteva che essere aperta ma che già oggi si inizia faticosamente, molto, a ricucire e di questo ne sono consapevoli coloro che operano sul campo e non coloro che stanno sempre dietro ad un computer: scripta manent.  C’è da dire poi che un serio ricercatore non può mentire riguardo a quello che sta studiando: il Prof Zamboni non ha scoperto la Ccsvi e basta, l’ha scoperta studiandola in pazienti con la SM. Non avrebbe potuto agire diversamente e non credo avrebbe voluto farlo. Oggi non c’è un nuovo corso. Chi ieri sosteneva la separazione tra le due patologie ha torto, e molto. Oggi, casomai, c’è una nuova strategia, la separazione può essere usata in modo puramente “utilitaristico” per accelerare l’inclusione della Ccsvi nei LEA, ma questo è un altro discorso. Il senso vero dello studio sopra citato, e il significato reale di ciò che è stato detto a Cortina, io ero presente, è stato il ribadire con “prove alla mano”, cioè con immagini al microscopio elettronico a scansione, ciò che era stato già sancito dalla UIP (Unione Internazionale di Flebologia) nel 2009 a Montecarlo e nel 2013 a Boston: cioè solo e semplicemente che la Ccsvi è una patologia con una precisa identità nosologica. Punto. Nessuno ha mai detto che non ha correlazione con la Sclerosi Multipla e su questo Paolo Zamboni è stato molto chiaro ed esplicito. Se poi andiamo ad ascoltare l’intervento del Dottor Salvi ci accorgiamo che il significato di tutto ciò che dice non è stato altro che una forte e convinta perorazione dell’ipotesi vascolare della SM, titolo del suo monologo a Cortina. Quindi coloro che quotidianamente celebrano il funerale della insufficienza venosa e del suo trattamento per i pazienti malati di SM la smettano di scriverlo ovunque, oppure continuino a farlo ma tolgano dalla loro bandiera quel nome: Ccsvi. Oggi, quanto mai, abbiamo bisogno di chiarezza e di contarci bene per poter fare efficacemente le tante cose necessarie per conseguire gli obiettivi che ci eravamo posti; che qui non ripeto perché ormai dovreste tutti conoscerli.
 

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