Il Prof. Zamboni, abbandonato il tono colloquiale e polemico dell'anno scorso, ha tenuto un discorso scientifico ponendo l'attenzione sulla questione centrale della ipoperfusione cerebrale nei pazienti con SM. Hanno messo a punto un caschetto speciale che tramite innocue onde a infrarossi riesce a misurare il livello di ossigenazione del cervello.
La ipoperfusione precede la formazione della placca e aumenta la probabilità di accumulo di placche.
Una ricerca ha dimostrato che sovrapponendo la scintigrafia alla risonanza magnetica le aree di ipoperfusione corrispondevano alle aree di demienelizzazione.
Cioè quando c'è basso livello di ossigeno questo precede la formazione della placca.
Anche il Prof. Lassmann sostiene che il basso livello di ossigeno nel tessuto cerebrale è una componente delle lesioni della SM. L'oligodendrocita è suscettibile alla ipoperfusione.
Le vene possono essere responsabili della ipoperfusione cerebrale? Secondo Zamboni si.
La mielina ha bisogno, come la pelle, di avere apporto di ossigeno per essere prodotta. L'oligodendrocita è un recettore di ossigeno che lo trasforma in energia che poi viene ceduta per produrre mielina che viene utilizzata per normale manutenzione del nervo. Se arriva poco ossigeno questa catena produce sempre meno mielina. E se deve essere rimpiazzata ne arriva di meno.
Comunque la comunità neurologica non mette in correlazione l'ipoperfusione col mal funzionamento delle vene.
Con una ricerca svolta negli Stati Uniti da Salvi e Zamboni si è visto che c'è correlazione tra severità di Ccsvi e livello di ipoperfusione. Quanto più hai i vasi venosi che mal funzionano quanto più hai ipoperfusione.
Un altro recente studio pubblicato misura quanto ossigeno passa ogni minuto per ogni etto di cervello. E vede che chi ha giugulari e azygos normali ha un passaggio nettamente migliore e una migliore perfusione.
Tutto questo contrasta con l'ipotesi autoimmunitaria della malattia.
Oggi usiamo la Pta per correggere i difetti venosi.
Un gruppo di persone reagisce bene mentre altri pazienti hanno delle malformazioni fatte in modo tale che la Pta non è sufficiente. Deve migliorare la tecnica interventistica. Stanno studiando perche' alcuni pazienti non beneficiano del trattamento.
Se si riesce a riparare il vaso sicuramente migliora la ossigenazione.
Guarisci dalla SM? No, ma più ossigeno e migliore perfusione consente una migliore attività di riparazione della mielina. La catena di montaggio della mielina riparte e un po' alla volta la situazione migliora.
Capitolo cellule Staminali: se io impianto cellule staminali in un terreno malato (senza ossigenazione) questa muore. Se io prima non curo il terreno, non serve a nulla.
Devo correggere a monte. La staminale puo' essere promettente ma dobbiamo vedere se dove c'è il danno c'è una buona perfusione.
La staminale non puo' funzionare senza adeguato apporto di ossigeno. Quindi una terapia solo di staminali non puo' funzionare. La ridotta perfusione puo' derivare anche da una ridotta portata di scarico delle giugulari e azygos, la correzione del flusso puo' portare ad un miglioramento della perfusione e su questo sono stati fatti degli interventi controllati con la scintigrafia che dimostrano il miglioramento successivo della perfusione cerebrale.
Il dott.Salvi, dopo
aver delineato le peculiarità della malattia, ha sottolineato tra le altre
cose, la non dimostrabilità della natura autoimmunitaria della malattia mentre
è da sottolineare l'aspetto immunitario ben presente.
I criteri di Bradford Hill utilizzati, ad esempio dal neurologo Ghezzi per smentire la Ccsvi, non trovano una applicazione nemmeno per l'ipotesi autoimmunitaria.
Molte domande che non hanno risposta con la suddetta teoria trovano ma giustificazione nell'ambito del l'insufficienza venosa quali ad esempio, la stanchezza cronica, la cefalea, i differenti tipi di malattia considerando anche che il linfocita T non è mai il primo attore a muoversi in caso di ricaduta ma si assiste prima alla distruzione dell'oligodendrocita, recettore dell'ossigeno e primo motore della catena che porta alla perfusione cerebrale.
Il dottor Salvi ha poi espressamente invitato tutti a non sottoporsi a Pta non controllate e in cui non venga attentamente personalizzato il trattamento paziente per paziente. Per molti la semplice angioplastica è insufficiente e bisogna poi evitare trattamenti troppo energici che portano poi a trombizzare le vene con conseguente disastro per il paziente.
I criteri di Bradford Hill utilizzati, ad esempio dal neurologo Ghezzi per smentire la Ccsvi, non trovano una applicazione nemmeno per l'ipotesi autoimmunitaria.
Molte domande che non hanno risposta con la suddetta teoria trovano ma giustificazione nell'ambito del l'insufficienza venosa quali ad esempio, la stanchezza cronica, la cefalea, i differenti tipi di malattia considerando anche che il linfocita T non è mai il primo attore a muoversi in caso di ricaduta ma si assiste prima alla distruzione dell'oligodendrocita, recettore dell'ossigeno e primo motore della catena che porta alla perfusione cerebrale.
Il dottor Salvi ha poi espressamente invitato tutti a non sottoporsi a Pta non controllate e in cui non venga attentamente personalizzato il trattamento paziente per paziente. Per molti la semplice angioplastica è insufficiente e bisogna poi evitare trattamenti troppo energici che portano poi a trombizzare le vene con conseguente disastro per il paziente.
Il Prof Veroux, dopo
aver spiegato come è arrivato a collaborare con Salvi e Zamboni, arrivando ad
applicare strettamente il protocollo del Prof Zamboni essendo in continuo
contatto e confronto con lui, e conducendo ricerca assieme a loro, prosegue
spiegando il suo sbigottimento sul rifiuto del mondo neurologico nel vedere
cose che possono vedere tutti, anche non medici. Nel loro studio a Catania,
condotto su 300 pazienti, i risultati ottenuti con un metodo riproducibile
portano a dati diametralmente opposti a quelli di Cosmo.
Pone poi l'attenzione sulla disastrosa situazione di molti pazienti che arrivano a Catania reduci da trattamenti troppo energici che danneggiano le vene peggiorando la situazione dei pazienti. Il trattamento di Pta in pazienti positivi alla Ccsvi va valutato attentamente e a volte anche non consigliato. Gli interventi fatti a catena, paziente dopo paziente, senza differenziare e calibrare attentamente il trattamento spesso risultano inutili se non dannosi.
Prosegue poi abbastanza in linea con quanto detto al recente convegno di Rimini.
Pone poi l'attenzione sulla disastrosa situazione di molti pazienti che arrivano a Catania reduci da trattamenti troppo energici che danneggiano le vene peggiorando la situazione dei pazienti. Il trattamento di Pta in pazienti positivi alla Ccsvi va valutato attentamente e a volte anche non consigliato. Gli interventi fatti a catena, paziente dopo paziente, senza differenziare e calibrare attentamente il trattamento spesso risultano inutili se non dannosi.
Prosegue poi abbastanza in linea con quanto detto al recente convegno di Rimini.
Le successiva sezione
dedicata alle domande ha visto diverse persone del pubblico porre quesiti
strettamente sul piano medico arrivando alla fine del convegno in modo
assolutamente cordiale e dimostrando una grande unione e gratitudine ai medici
che stanno conducendo intensamente l'attività di ricerca.
Nota personale:
Le associazioni presenti ( Ccsvi nella Sm, SMuovilavita, Assism, Abbraccio, Isola attiva, Ccsvi Campania ) e ScleroRadio Web, sia ieri che oggi al convegno hanno manifestato unitariamente ancora una volta la volontà di sostenere l'importante attività del Team Zamboni, Salvi e Veroux, vertice della ricerca in Italia sulla Ccsvi, e dell'assoluta necessità e convinzione nel sostenere l'attività nell'ambito della sanità pubblica di trattamenti il più possibile controllati e slegati da qualsiasi logica di profitto, preziosa garanzia per i pazienti.
Le associazioni presenti ( Ccsvi nella Sm, SMuovilavita, Assism, Abbraccio, Isola attiva, Ccsvi Campania ) e ScleroRadio Web, sia ieri che oggi al convegno hanno manifestato unitariamente ancora una volta la volontà di sostenere l'importante attività del Team Zamboni, Salvi e Veroux, vertice della ricerca in Italia sulla Ccsvi, e dell'assoluta necessità e convinzione nel sostenere l'attività nell'ambito della sanità pubblica di trattamenti il più possibile controllati e slegati da qualsiasi logica di profitto, preziosa garanzia per i pazienti.
Paolo Destro
Paolo Destro con Fabrizio Salvi durante l'incontro tra dottori, pazienti e associazioni sabato 6 luglio 2013
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