martedì 8 maggio 2012

IL VALORE DI UNA IDEA

Sappiamo già da qualche tempo dell'ennesima bruttissima storia che vede protagonista l'ormai defunta associazione che curava l'interesse del malato di sclerosi multipla: l'Aism. Se non lo sapete già , la suddetta associazione ha denunciato la nostra Onlus Ccsvi nella SM per aver diffuso messaggi che la ricorrente (Aism) "non ritiene aderenti al principio di una "corretta informazione" e che sono valutati come potenzialmente pericolosi per i malati di sclerosi multipla". Sorvolando sulla terribile pretesa di un soggetto privato che vuole ergersi dispensatore unico di verità, memoria di tragici eventi nel passato, remoto ma anche recente, in  questo post affronto un tema spinoso: quanto si e' disposti a sacrificare per la verità di una idea? Se qualcuno ci accusa e sappiamo di essere nella ragione cosa facciamo? Cerchiamo un punto d'incontro con l'aggressore o ribadiamo a gran voce, ancora di più se possibile, la verità? Perche', sappiatelo, il giudice ci chiede di addivenire ad una conciliazione tra le parti, arrivare ad un compromesso che accontenti entrambi cercando "di perseguire una bonaria conciliazione al fine di non far prevalere le ragioni dell’una o dell’altra Associazione, ma di guardare al supremo interesse dei malati sofferenti di sclerosi multipla e di CCSVI". Ma come, dico io, un volgare accusatore che si arroga di essere il censore e supremo esperto aggredisce chi manifesta liberamente le proprie idee basate comunque su fatti scientifici e noi cerchiamo di accontentarlo anche se in parte? Dobbiamo esprimerci in modo che possa andar bene anche a lui? Questo, a casa mia, vuol dire due cose: che non credi fino in fondo a quello che dici e che implicitamente riconosci che una parte di ragione, il tuo accusatore, ce l'ha. Ma ancora di più, così facendo, manifesti la paura di perdere lo strumento che hai costruito per sostenere questa idea: l'associazione stessa. Ma cos'è più importante, lo strumento o l'idea? Ricordiamoci che gli strumenti si possono rifare quante volte vogliamo; le idee, se vengono distrutte, rischiano di scomparire. Pensate bene a quello che facciamo: dare un poco di ragione all'aggressore, vuol dire dargliela tutta. Io parlo così in quanto voglio bene a questa nostra associazione, ma la voglio viva e animata da ciò che inizialmente tutti volevamo e che, forse, nel tempo qualcosa di questo ha perso: dare subito un futuro differente ai malati di SM combattendo questa guerra prima di tutto con le idee e nulla concedere su questo fronte. Io non conosco se ci siano elementi importanti che ora ci sfuggono, come sembra adombrare la criptica e misteriosa frase nel comunicato della nostra associazione quando dice "..si dovranno affrontare alcuni passaggi importanti e delicati, anche estranei a questo procedimento, che saranno funzionali al buon esito del tentativo di conciliazione". Ci stiamo forse preparando a rinunciare alle nostre convinzioni? Stiamo abbandonando la frontiera della vera ricerca libera e indipendente? Vogliamo indulgere nei confronti di chi insulta valorosi medici-scienziati davanti a milioni di telespettatori indisturbato? Stiamo forse subendo così violentemente questo atto di forza e di prepotenza? A mio parere i passaggi importanti e delicati ci sono, ma per l'esistenza stessa dell'associazione e della sua considerazione tra i malati. Non facciamo questo errore. Pensiamoci bene! Cogliamo invece questa occasione per dare la definitiva spallata a questa pseudo associazione dei malati, l'Aism, che ha perso qualsiasi riferimento di reale tutela del malato. Questa denuncia alla Onlus Ccsvi nella SM e' una aggressione a tutti i malati di sclerosi multipla. Allora non facciamo sconti. Presentiamogli il conto invece.

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