Una nuvola rosa, un
tepore dolce dolce, mi riporta al ricordo di quando ero un piccolo bimbo che
mano con mano, col papà, andava in Chiesa, la ricerca dei posti, lo
sguardo che indagava le giganti figure sul soffitto, sempre troppo colorate,
troppo grasse e belle per ispirare la realtà, ma la pazienza di un bimbo non
durava il tempo di una messa se non per l'attesa di un consueto rituale, costante e prezioso, alla fine, con l'ingresso in
pasticceria, il profumo fresco dei dolci più golosi, la moltitudine, allora, di
gente in attesa e di quella che pagava, il papà che ti faceva scegliere le
paste, non tutte, perchè alcune se le riservava per proprio gusto, allora ti
dispiacevi ma in fondo al cuore eri felice perchè qualsiasi pasta, in fondo,
andava bene se eri attaccato a quella forte mano; poi si usciva, e ti sentivi
felice perchè la celebrazione era finita e il pranzo in famiglia si avvicinava.
Sembravano tutti felici agli occhi di un bimbo, forse lo erano, forse oggi si è
sempre tesi ma un tempo mi piace pensare che non fosse così. Poi sopravveniva
l'eccitazione, ricordo il contare le mezzore, i minuti, perchè poi si andava al
cinema e non si pensava ad altro che alla pellicola che si sarebbe andati a vedere;
non c'erano preoccupazioni, non c'erano ansie. Sembra un secolo fa ma il tempo
è passato in un lampo.
Grazie papà, grazie per quello che eri e che hai fatto,
non te l'ho mai detto, non ho fatto in tempo, ma quelle domeniche ero felice,
si, lo ero. Profondamente. E questo lo porterò per sempre nel mio cuore.
Paolo Destro