mercoledì 9 marzo 2016

QUANTO SCHIAVI SIAMO?

Guardando alcuni video che mostrano tonnellate di prodotti agricoli Italiani distrutti per curiose regole Comunitarie, ascoltando testimonianze di intere famiglie soggiogate dal ricatto economico del lavoro sottopagato e dello strozzinaggio bancario, mi viene da scrivere qualche fantasia, forse un vaneggiamento il mio, non corretto e non augurabile sicuramente per molti di voi. Ma lo scrivo ugualmente, per me, e per chi vorrà sostare qui per qualche minuto a leggerlo.

Non sarebbe forse meglio tornare alle città stato? Erano veramente schiavi di qualcuno allora come sicuramente lo siamo oggi? Non lo so, io non credo fosse sempre così; certamente tutti avevano una funzione, tutti avevano qualcosa da fare di utile per gli altri e per se stessi, le distanze erano umane, si usavano i cavalli, non dovevi percorrere milleseicento chilometri in un giorno; un lungo viaggio era veramente e giustamente lungo, umano, con le sue pause, volti che lasciavi, li ritrovavi dopo giorni. I prodotti del suolo erano quelli che mangiavi, gli animali allevati anche; la vita scorreva a misura d'uomo, il tempo passava placido col suo cadenzare naturale delle stagioni; la casa dove abitavi era veramente tua e coloro che raccoglievano denari per conto di altri erano seriamente accorti a non perderli, li si conosceva per nome e per volto, dacché le leggi c'erano ed erano severe per chi sgarrava. Di sera, scaldati da un fuoco ardente, ci si trovava con la famiglia a parlare della giornata trascorsa e non c'era nessun telegiornale menzognero che distoglieva l'attenzione delle persone dalle cose importanti della vita; la mattina ci si destava all'alba , gli animali da cortile attenti ne disegnavano l'ora col suono della loro voce, una colazione di sicuro succulenta preludiava ad una uscita di casa per dirigersi al proprio lavoro. E la vita camminava assieme a te senza farsi sentire. Spesso la fede era potente e senza dubbi, e questo faceva bene, confessiamolo, dava quel senso di sicurezza e ineluttabilità che cancellava paure immotivate. Certo, non sempre era così ma nemmeno oggi tutto è così perfetto come vogliamo credere che sia. Chissà, saranno davvero così stolte le mie parole? Sarà così impossibile tornare a qualcosa di più umano oggi? O siamo veramente a tal punto schiavi di alcuni da non poterlo nemmeno riconoscere?


Paolo Destro



martedì 1 marzo 2016

UN POSTO DAVVERO STRAORDINARIO

“C’è un posto dove accadono cose straordinarie….” Così inizia il video promo di Aism che pubblicizza la sua raccolta fondi con le gardenie.  Ma potremmo meglio dire “c’è un posto dove accadono ALCUNE cose straordinarie….”. Si, perché ne possono succedere solo alcune e ben definite; succede che se parli di tutto, a 360 gradi come noi di Scleroweb, vieni escluso: nel nostro canale parliamo di tutto e con tutti, abbiamo trattato a fondo di Ccsvi ma abbiamo anche fatto parlare liberamente la Presidente Aism Amadeo, abbiamo fatto uno speciale su vitamina D e sulla Cannabis ma abbiamo anche parlato con Antonella Ferrari, la testimonial di Aism; parliamo con il neurologo Fabrizio Salvi ma abbiamo collaborato felicemente anche con il Dott Massimiliano Calabrese, certamente non un partigiano della Ccsvi. E che accade? Accade che quando vogliamo pubblicizzare un nostro pranzo dove tutti i pazienti possano ritrovarsi in allegra compagnia, ci impediscono di affiggere il nostro piccolo manifesto informativo nella loro sede Aism a Villaguattera a Padova. Perché? Da fastidio chi parla con tutti e di tutto? Fanno paura certe verità? È questo il posto dove speriamo accadano cose straordinarie? Quando deciderete di dare un sostegno economico a favore dei malati di Sclerosi Multipla, vi prego, pensate bene a chi darlo e guardatevi attorno a voi. Perché di cose straordinarie ne abbiamo davvero bisogno, ma se sono dirette dall’alto, saranno sempre molto straordinarie per chi le fa ma assai deludenti per chi le riceve.


Paolo Destro