sabato 22 marzo 2014

A CHE PUNTO SIAMO ARRIVATI?

Vi racconto un storiella, dopo averla letta la crederete di pura fantasia invece no, è tutto vero.
Oggi la mia storiella parla di umanità, di come viene considerato un paziente e di come sembra che si considerino alcuni medici e alla fine vedrete che di umano c’è proprio poco.
Oggi succede che ci siano dei soggetti appartenenti alla consistente e numerosa categoria dei medici vascolari interventisti Ccsvi che operano nel privato che con l’intimidazione cercano di soffocare la libertà di pensiero e di giudizio altrui, che accusano di odio e di cattiveria solo per il fatto che ci si esprime liberamente su un argomento. So che è successo a molti pazienti che volevano esprimere un loro pensiero e raccontare la loro esperienza; ieri sera è successo a noi.
Una telefonata sul cellulare, il numero chissà dove recuperato non essendo mai stato reso pubblico da noi, da cui proviene una voce conosciuta e rientrante in quella vasta categoria di illuminati, una voce alterata, le parole concitate e convulse a cui segue una sequela di minacce, insulti e il tutto con una strafottente spocchia che ha dell’incredibile; dall’altra parte del telefono una paziente che rimane sbigottita, scossa e certamente, perché no, in fondo delusa. Allora ci sono malati di serie A e di serie B, ci sono i buoni e i cattivi.
Io vengo colto dal desiderio di una reazione contraria di pari grado e il modo e il tempo per farlo ci sarà ma poi mi metto a ragionare: è così che un medico pensa di chi è malato della patologia di cui si occupa, cioè che è buono e bravo chi sta zitto e deve essere eliminato chi osa esprimere idee contrarie? E parlo solo di idee e concetti contrari, concezioni di ciò che è la sanità e il servizio sanitario nel nostro paese, la contrarietà alla prestazione pagata di una cura ancora sperimentale e mai un solo giudizio sulla idoneità tecnica di uno specifico professionista che non  potremmo avventurarci a esprimere in quanto non siamo medici.
Oggi invece torniamo con ancora più forza e convinzione a sostenere le nostre idee perché crediamo di essere ancora in un paese democratico, perché non si può spaventare chi non ha nulla da rimproverarsi, anche legalmente.
Coloro che si sentono raggiunti da questo mio scritto riflettano: tornino a fare i medici veri, si vergognino di ciò che fanno chiamando di notte al telefono i pazienti per insultarli e vadano avanti per la loro strada facendo parlare i risultati e accettando le posizioni altrui anche se, a volte, fortemente critiche.

Paolo Destro

mercoledì 5 marzo 2014

ANCORA SU BRAVE DREAMS E SUI TEAM DI STUDIO

Complimenti per l’informazione! Nel deserto dei tartari in cui ci troviamo per quanto riguarda la vera informazione che servirebbe ai pazienti, oggi ci soccorre questo sconosciuto ma arzillo gruppo di Ccsvi Sicilia. Interessante video. Guardatelo e ascoltatelo con attenzione. Dire che contiene alcune inesattezze è dir poco. Si dice “non c’è alcun centro che ha un Team multidisciplinare”. Non è vero! Il Team di Zamboni conta dai 15 ai 20 medici ricercatori; Si dice “ Brave Dreams non parte perché non ci sono pazienti” Non è vero! Lo studio è partito e in alcuni casi, vedi Ferrara, è anche terminato. E’ vero che in alcuni centri c’è difficoltà a reclutare e non aiutano certo gli atteggiamenti di alcune  strutture di cura che danno informazioni distorte ai pazienti. Si dice “a me ciò che fa Brave Dreams non interessa”. E qui è vero. Lo credo bene. Invece dico ai pazienti di credere e sostenere con tutte le forze questo studio che nonostante tutto sta procedendo; perché cerca di dimostrare l’efficacia del trattamento e non solo la sua sicurezza; perché è l’unica vera risorsa che permetterà un futuro a tutti per questa cura in Italia; perché anche il tuo amico, che magari non può permettersi come te il lusso di staccare un sostanzioso assegno, possa curarsi in sicurezza; perché tu stesso abbia la tranquillità di sapere che chi ti opererà  lo fa perché ti serve e come ti serve e non per chiudere in attivo un bilancio mensile o annuale. E perché, quando qualcuno ci racconta di essere il migliore con tanta insistenza, ci rammentiamo che non siamo ad un concorso canoro in una sagra paesana ma parliamo del futuro nostro e dei nostri figli. Non lasciamocelo scippare da chi fa solo “il suo lavoro”.
Paolo Destro